Occhi verdi come l'erba

Occhi verdi come l'erba

L’acqua scorreva limpida sul letto del torrente, i ciottoli venivano erosi in quel momento come per i secoli prima e io avevo l’onore di assistervi. L’acqua era fredda e trasparente, completamente incolore, come solo l’acqua più pulita si può mostrare. Immersi le mie mani in quello spettacolo, mi lasciai trascinare dall’emozione. 

Alzando gli occhi al cielo, dopo essermi passato l’acqua sul viso, potevo vedere un cielo annuvolato, ma non grigio, anzi: le nuvole formavano un gregge sulla mia testa e il vento le portava al pascolo, l’azzurro dietro di esse era sfolgorante e profondo come se fosse stato l’oceano, ma sapevo che questo era anche più immenso. I miei occhi venivano beatificati da quella visione quel giorno più che mai.

Abbassai lo sguardo e incontrai un filo dopo l’altro la radura sulla quale mi stavo riposando. I fiori bianchi che crescevano sparsi non potevano competere con la distesa di violette che vedevo all’orizzonte. Non potevo fare altro che alzarmi e andare a vedere da vicino, non potevo fare nulla se non cedere all’istinto di diventare un tutt’uno con questa realtà, con la natura intorno a me. Mi innamoravo ogni secondo di più del mondo che mi era stato concesso. 

Tutto finisce, anche la gioia.

Non potevo permettere che la grande quercia sotto la quale mi appisolavo ogni giorno potesse essere distrutta, non potevo permettere che l’erba venisse recisa, l’acqua inquinata, il cielo sporcato. La mia casa non poteva venire distrutta così facilmente. Volevo solo salvare il mio mondo. Volevo solo avere ancora una speranza. 

Ma purtroppo nulla va come deve andare.

Nulla.

Avevo occhi verdi come l’erba solo perché riflettevano il mondo intorno a me. Ora sono completamente scolorito e sporco, come la mia casa, come la mia gente, come la mia anima.

Ora sto su un terreno arido, non avendo nemmeno il coraggio di sfiorare il fiume marrone che una volta era fonte di vita. Il cielo grigio di fuliggine incombe sui miei pensieri, neri come la pece.