Lorenzo (bozza in aggiornamento)

 

Lorenzo

1.

 Ero su un treno per tornare nel villaggio vacanze in cui stavo quella settimana, con un top decisamente più scollato del solito a causa del caldo e uno scossone del treno aveva scostato la stoffa dal mio seno. Non sarebbe stato un problema se non ci fosse stato un ragazzo bello come il sole all’alba, dai capelli castano miele e la mascella quasi tagliente, che mi stava fissando con aria particolare. Nessuno mi aveva mai guardata in vita mia e non so perché non riuscii a sentirmi sconvolta, anzi ero quasi lusingata dallo sguardo di quell’angelo. Fu allora che fece una cosa che non mi aspettavo: si alzò dal suo posto, venne da me e mi disse “attenta che qualcuno potrebbe vederti.” E senza chiedermi nulla mi coprì il seno di nuovo. Non se ne andò però, quindi potei spiccicare un “grazie” soffocato, sia dall’emozione che dalla bellezza di questo ragazzo. Si sedette di fronte a me e non se ne andò per il resto del viaggio. Cominciammo a parlare del più e del meno, facendo battutine anche spinte sul motivo per cui si era avvicinato a me. Era veramente così: si era avvicinato perché mi aveva guardata. “Queste cose assurde possono capitare solo a me” pensai mentre il ragazzo continuava a parlare. “Non mi sono nemmeno presentato scusami” disse ad un certo punto “Mi chiamo Lorenzo” e mi porse la mano “piacere di conoscerti”. Un sorriso così cristallino che assomigliava alle onde del mare mi stava fissando e io ero troppo incantata per dire qualsiasi cosa. Gli strinsi la mano e mi aggrappai a quel contatto per rispondere “Piacere Benedetta” per poi rispondere con il mio sorriso ebete, mostrando a quel dio sceso in terra il mio dente storto. Sembrò non averlo notato, perché tornò ad adagiarsi sul sedile del treno come se nulla fosse, anzi forse guardando con più interesse. Non ero affatto abituata a questo tipo di trattamento, quindi cercai di farmi piccola piccola mentre continuavamo la conversazione. Stavamo arrivando sempre più vicini alla mia fermata, ma non avevo il coraggio di chiedergli di tenerci in contatto. Sarà che non ho mai dato importanza queste cose e che non sono brava a far continuare i rapporti appena sbocciati, giunta alla mia fermata mi alzai e scesi dal treno, ringraziandolo infinitamente del bellissimo viaggio trascorso. Non sapevo che anche lui sarebbe sceso a quella fermata, ma sarebbe andato nella direzione opposta: perché mentre io mi stavo dirigendo al villaggio turistico nella sezione ospiti, lui stava svoltando per andare nella sezione vip.

2.

I giorni passavano e io non riuscivo a togliermi dalla testa quel ragazzo straordinario. Mia madre mi aveva comprato una rivista per passare il tempo al mare e alla fine c’era un annuncio. “Vinci un giorno con un attore che alloggia nel nostro villaggio! Segui questa pagina Instagram, metti like a 3 post e incrocia le dita!”. La prima cosa che pensai fu che era una enorme stupidaggine e che non ne valeva la pena assolutamente. Poi pensai che mi stavo annoiando a orte e dopotutto tentar non nuoce, quindi feci ciò che c’era scritto sull’annuncio e guardai quando sarebbe stato annunciato il vincitore: dovevo aspettare fino alla sera successiva. Continuai la mia vacanza tranquillamente.
La sera del verdetto aprii Instagram avendo già dimenticato dell’annuncio, quando vidi un messaggio privato da un account mai visto. Lo aprii e vidi scritto “HAI VINTO! Potrai incontrare la star Lorenzo - domani e passare la giornata con lui!”. Ma cosa stava succedendo nella mia vita in quella settimana? Prima il ragazzo del treno, ora questa botta di fortuna straordinaria. Gioii e riferii il tutto ai miei genitori. Secondo le regole del contesto l’attore sarebbe venuto a bussare alla porta della nostra stanza il giorno dopo alle 9 del mattino per portarmi a fare colazione e non vedevo l’ora.
Quando sentii bussar stavo ancora dormendo in piedi: forse ero troppo un cesso per presentarmi alla porta per uscire con un attore, ma me ne fregai altamente: dovevo andare al mare, non ad una sfilata di mida, quindi indossai i pantaloncini da corsa e una maglia oversize di quelle che ti danno alla sagra della parrocchia, andando verso la porta per aprire. Davanti a me trovai un angelo sceso in terra, che si era già incastrato con la mia vita: Lorenzo. Non ci potevo credere, e nemmeno lui, perché mi stava fissando sorridendo a 32 denti. “Beh buongiorno stella” mi disse sorridendo di nuovo. Sentii una parte del mio cuore affondare mentre l’altra mi saliva in gola bloccandomi la trachea. Non riuscivo a credere ai miei occhi, il ragazzo del treno era di nuovo davanti a me. Non solo, mi guardava come se fossi una delle cose più belle che potessi capitargli, avevo vinto una giornata con lui. Giusto, è un attore. Pure quello? Non dovrei stupirmi, dopotutto i ragazzi così belli sono un dono e vanno mostrati in tutta la loro magnificenza. Cercai di rimettere in moto i neuroni, che si stavano fondendo davanti a quel ragazzo bello come il sole. “Ciao” riuscii a dire “pare che io abbia vinto una giornata con te” mi stavo guardando le infradito con un interesse straordinario. “Si” rispose, avvicinandosi poi al mio viso e continuando “anche se tu non avresti avuto bisogno di vincerlo, sarei stato contento di passarlo con te in ogni caso” si allontanò un attimo “anzi, meglio così: ogni tanto capita che mi ritrovi a dover accontentare delle ragazzine di 12 anni con pretese estreme diciamo” e poi rise piano. Una risata cristallina come lo scroscio di un torrente sulle pietre del suo letto, musica che smuove il timpano del mio orecchio. “In questa giornata mi racconterai di queste richieste” replicai “Magari potrei fartene anche io.” Feci il sorriso più ammiccante che potei ottenere. Non ci credevo di star flirtando con una persona così, io che non sono in grado. Lui sorrise sicuro e mi guardò fisso negli occhi “Lo spero quasi”, poi distolse lo sguardo fece segno di andare “Dobbiamo affrettarci, prima che finiscano tutti i cornetti al cioccolato”. Avevo già trovato qualcosa in comune: anche io prendevo tutte le mattine quel cornetto. 
La giornata con Lorenzo stava procedendo a meraviglia. Oltre a essere bello era anche simpatico, dolce, interessato a ciò che avevo da dire e incredibilmente perfetto per me. Non lo dico per motivi futili: lui è così calmo e tranquillo, mentre io sono un. “Uragano di energia” come mi ha definita lui stesso, ci completiamo alla perfezione. Ancora non riuscivo a credere alla enorme fortuna che avevo avuto ad incontrarlo. La giornata erra giunta al termine e mi stavo vestendo per andare a cena. Mi ero messa un tubino, che avevo comprato senza mai indossare perché non mi sentivo bella abbastanza, ma quella sera avevo deciso di essere temeraria. Quando sentii bussare alla porta salutai i miei e uscii. “Scusa i miei capelli, ma fa troppo caldo quindi non li asciugo” dissi mentre mi sistemavo il vestito, ma Lorenzo non mi stava ascoltando. Stava guardando con gli occhi spalancati il vestito che indossavo. Non disse nemmeno una parola, se non “andiamo, altrimenti faremo tardi: abbiamo un tavolo prenotato”. Ero un po’ confusa, mi stavo quasi pentendo di essermi vestita così, quindi in silenzio camminai sui miei tacchi fino al ristorante. Una volta seduti ordinammo un bicchiere di prosecco a testa e aspettammo le portate. Non stava ancora parlando. Perché non parlava più? Feci finta di nulla e dissi che dovevo andare in bagno, quindi mi alzai e una volta fuori dalla sua visuale mi girai, per trovarlo con la testa fra le mani. Volevo scappare. Il mio cuore batteva sempre più forte. Andai in bagno cercando di calmarmi, ma un paio di lacrime mi stavano già rigando il viso. Non poteva essere vero infatti: mi stavo illudendo di avere qualche possibilità. Tornai al tavolo demoralizzata e confusa, sedendomi cercando di nascondere il mio corpo. Lorenzo mi guardò e vide che avevo gli occhi lucidi. Il suo sguardo cambiò immediatamente e spostò la sua sedia, che mi stava di fronte, di fianco a me. “Ehi, cosa sta succedendo?” Mi chiese, seriamente preoccupato. Mi prese una mano e mi guardò negli occhi “Non riesco a capire, stai piangendo?”. Avevo una risposta da dare, ma le parole erano bloccate in gola e non riuscivo né a mandarle giù né a farle fuoriuscire. Lui mi strinse la mano e cominciò ad accarezzarmi la gamba per confortarmi. “Forse ho capito” disse. Solo allora ebbi il coraggio di alzare lo sguardo, le lacrime che mi offuscavano la vista dietro agli occhiali. “Ora mi dirà che si è pentito della giornata con me” pensai.
“Ti sei pentita della giornata di oggi, vero?”
Gli occhi di Lorenzo brillavano di tristezza, come se fosse lui a essere il problema in quella situazione. Aveva tutto così poco senso: perché avrei dovuto pentirmi? “Cosa stai dicendo? Ovviamente no” dissi quasi singhiozzando “Questa giornata è stata… “ riflettei perché i pensieri mi vorticavano in testa alla velocità della luce e mi impegnai ad acchiappare in tempo la parola giusta “… magica. Non me la dimenticherò mai.” Presi coraggio e dissi “Piuttosto pensavo lo pensassi tu”. Lorenzo sembrava quasi offeso da quell’affermazione “Come potrei?” Disse subito, guardandomi torvo. “Quando mi hai vista prima sei…” rimasto muto, ma non sono riuscita a dirlo. Lorenzo capì quindi qualora il problema e lasciandomi andare mi guardò negli occhi intensamente. Mi sentivo accolta in quegli occhi verdi chiaro, mi stavano tenendo per mano, per le spalle, in braccio, avvolta in una stretta perenne: non mi avrebbero mai lasciata libera dal loro affetto, lo sentivo. Che stupida, conoscevo quel ragazzo da solo pochi giorni. Sentivo però una connessione speciale. “Non ho parlato” disse rompendo il silenzio di attesa che si era creato “Perché davanti al tuo vestito ogni parola sarebbe stata superflua. Tutto qua.” Una lacrima mi stava rigando il volto e mi affrettai ad asciugarla. La cena continuò nella pace più totale.
Al momento di salutarsi davanti alla porta, Lorenzo fece la domanda più intelligente possibile, che io non avrei mai pensato di fare: “Che ne diresti di scambiarci i numeri? Così restiamo in contatto” “Certo”. Gli lascia il numero in rubrica, salvandomi con il mio soprannome preferito e dicendogli di chiamarmi più tardi, così avrei salvato il suo numero. Lo fece e restammo al telefono altre due ore, come se per il resto della giornata non ci fossimo già conosciuti abbastanza. Come fa una persona che conosci da pochissimo a conoscere già ogni lato di te? O quasi almeno. Mi sentivo capita, per la prima volta in vita mia. E mi aveva solo preso la mano un paio di volte fino a quel momento.

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